UNA STORIA D’ESILIO
Nel 1796, l’arrivo in Italia dei Francesi coincise con la partenza di numerosi capolavori dell’arte italiana.
Nel Trattato di Tolentino (1797) il Direttorio Francese, appoggiato da Napoleone, costrinse il Papa a consegnare più di cento capolavori. Portati al Louvre, a Parigi, questi avrebbero costituito la più importante collezione d’arte europea.
Giunte in Francia, le opere furono estremamente benvolute: quasi tutte furono restaurate o almeno ripulite dal nerofumo delle candele delle cappelle di famiglia di cui avevano adornato gli altari.
Ma agli italiani mancavano i loro capolavori: una volta caduto Napoleone, nel 1815, lo Stato Pontificio mandò in Francia un suo agente, per organizzare il rientro di queste tele.
L’inviato non fu un’agente qualsiasi: Antonio Canova, già affermato scultore, fu costretto a lottare per riportare in patria la maggior parte delle opere.
MISSIONE CANOVA
Lo scultore in persona accompagnò a bologna, il 30 dicembre 1815, un importante carico che comprendeva la Pala dei Mendicanti e la Strage degli Innocenti di Guido Reni, la Penitenza di Pietro e la Cattedra di Pietro e il San Bruno del Guercino, l’Annunciazione di Annibale Carracci, la Comunione di San Girolamo e l’Assunta di Agostino Carracci, la Madonna del Rosario di Domenichino, la Vocazione di Matteo di Ludovico Carracci, la Santa Cecilia di Raffaello.
Non tutti i quadri rientrarono in città: il Giobbe di Guido Reni e la Resurrezione di Annibale Carracci rimasero al Louvre, altri furono imbarcati per errore su una nave diretta a Roma e qui rimasero nelle Sale Bologna dei Musei Vaticani.
La visita guidata partirà dall’attesa mostra dedicata a Canova e al rientro dei capolavori bolognesi che può vantare prestiti importanti da Istituzioni cittadine ma anche da Musei esterni (come Musei Civici di Bassano del Grappa) e proseguirà nella collezione permanente sulle tracce delle opere rientrate da Parigi.