Cieli barocchi: Palazzo Pepoli Campogrande e la Quadreria Zambeccari
Visita guidata ad palazzo ricco di splendidi soffitti
19/03/2022 | Ore 16.00
A due passi dalle Due Torri lo straordinario palazzo “nuovo” della storica famiglia dei Pepoli.
Fin da tempo immemore, questa potente famiglia aveva le sue case lungo l’odierna via Castiglione. L’espansione economica e l’esigenza di un palazzo più “moderno” portarono, nel 1653 alla costruzione di un nuovo edificio sulle case dei Sampieri e dei Manzoli, ad opera di Odoardo Pepoli. L’edificio fu completato nel 1710.
I soffitti del palazzo sono magnificamente affrescati con scene caratterizzate da geniali sfondati prospettici, la grande arte pittorica bolognese della fine del XVII.
Nello scalone ci accoglie Domenica Maria Canuti con “I Fasti della Famiglia Pepoli“, che esalta la figura di Taddeo Pepoli, Signore della città di Bologna nel 1337.
Il Salone delle Feste, ancora decorato dal Canuti (pittore protetto dalla famiglia Pepoli e in particolare da Taddeo, priore di S. Michele in Bosco che gli commissionerà i bellissimi dipinti di questa chiesa) esalta invece la figura di Ercole, il self made man dell’antichità, l’uomo che ha costruito da solo la propria fortuna fino a diventare divino, proprio come i Pepoli.
Nascosta sapientemente nel Salone, troviamo anche una bella Cappella per le preghiere della famiglia, dipinta da Enrico Haffner e con una bella pala d’altare, sempre del Canuti.
La Sala di Felsina fu invece affidata ai fratelli Rolli, che rappresentarono le virtù che avevano ispirato i Pepoli nella gestione della città: Giustizia, Aristocrazia, Fortezza, Felicità Pubblica, Prudenza, e tante alte.
Le sale successive, quella delle 4 Stagioni e quella dell’Olimpo dimostrano l’estro geniale e irriverente di Giuseppe Maria Crespi che lasciò sconcertati i bolognesi, abituati ad esiti più classici e composti. I dipinti furono commissionati da Ercole Pepoli che ben aveva compreso la novità portata da questo pittore ma il suo successore, Alessandro, giunse a pensare di distruggere questi soffitti così “scandalosi”. I bei dipinti del Crespi si salvarono solo grazie all’intervento del potente Ferdinando De Medici, protettore del pittore troppo innovativo.
L’ultima sala, invece, ci ripropone Domenica Maria Canuti che omaggia il committente, il già citato Alessandro, paragonandolo al grande Alessandro Magno.
La collezione Zambeccari iniziò con la fortuna della famiglia, dopo il ‘500 ma la maggior parte delle opere venne commissionata o acquistata da Camillo nella metà del ‘600. Contenendo anche opere di Calvaert, Ludovico Carracci, Tiarini e del Guercino, era elencata tra le grandi collezioni delle famiglie bolognesi, insieme alla Ranuzzi, all’Hercolani e alla Tanari
Giacomo Zambeccari, morto nel 1795 nel palazzo di rimpetto a San Paolo Maggiore scrisse nel suo testamento che al quadreria non poteva essere venduta, doveva essere accessibile ai bolognesi che volessero visitarla, non si doveva abitare nelle sale della quadreria per non rovinare le pitture col fumo di candele e bracieri ma gli eredi disattesero queste indicazioni vendendo molti dei quadri più famosi.
Solo nella seconda metà dell’800 si riuscì ad imporre agli eredi la consegna di ciò che rimaneva della bella collezione all’Accademia di Belle Arti, erede dell’Accademia Clementina. La collezione, nel 1884, divenne parte della Regia Pinacoteca e ci permette di intravvedere la ricchezza e la complessità di queste collezioni che adornavano le pareti degli splendidi palazzo bolognesi.
Sabato, 19 marzo 2022
16.00
Ingresso del palazzo, via Castiglione 7
17€
Visita guidata, ingressi e radioguide
Monica Fiumi
90 minuti
Italiano
Green Pass Obbligatorio
Mascherina FFP2 obbligatoria
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