LA CERTOSA SVELATA: SALE NASCOSTE E PASSAGGI SEGRETI
La Certosa: dal monastero….
Il monastero certosino di San Girolamo della Certosa fu fondato alla metà del 1300 fuori dall’area urbana, servito dal Canale di Reno, da Via Saragozza e Via San Felice (via Emilia).
A guida del monastero venne scelto, a partire dal 1407, il beato Niccolò Albergati.
Divenuto vescovo di Bologna nel 1417 accolse, tra i suoi segretari, due futuri pontefici: Niccolò V (Tommaso Parentucelli) e Pio II (Enea Silvio Piccolomini).
I due elargirono poi, al monastero, opere d’arte e privilegi.
….al Cimitero
Nel 1796 le soppressioni degli ordini monastici, volute da Napoleone Bonaparte, portarono alla chiusura di conventi e monasteri.
I religiosi furono rimandati alle famiglie d’origine mentre i locali vennero riutilizzati per fini civili o venduti a privati.
La Certosa rimase a lungo inutilizzata, poichè troppo vasta e collocata al di fuori dell’area urbana.
Nel 1801 il Comune di Bologna decise la creazione di un grande cimitero extraurbano, dove convogliare tutte le salme dei bolognesi che in precedenza erano sepolti presso le singole parrocchie.
I ricchi, infatti, trovavano ospitalità nelle cappelle gentilizie, mentre i poveri venivano seppelliti in terra nei piccoli cimiteri annessi alle chiese.
Nel 1804 Napoleone emanò l’Editto di Saint Cloud costringendo tutte le città del suo regno a creare dei cimiteri fuori dalle città: quello di Bologna, già esistente dal 1801 diventò pertanto il CIMITERO MODERNO PIÙ ANTICO D’EUROPA.
Da allora il Cimitero della Certosa accoglie i bolognesi, rappresentando un libro aperto sulla storia, un grande museo a cielo aperto che racconta le vicende dei nostri antenati a chi le sa ascoltare.
PRIMA TAPPA – LOGGIATO TOMBE – MONUMENTO SORMANI LANDINI E MONUMENTO BENTIVOGLIO
Il Loggiato delle Tombe si sviluppa nell’area ove anticamente erano posti il magazzino e la zona di transito alla vigna e collocato parallelamente alla Sala delle Catacombe.
Questo spazio viene realizzato, nelle forme che vediamo oggi, da Luigi Marchesini nel 1833.
La Loggia permette l’accesso a due ex celle monacali, riutilizzate quali spazi cimiteriali.
Il Monumento Sormani Landini fu realizzato nel 1833 da Alessandro Franceschi.
Alessandro Franceschi nacque il 22 febbraio del 1789, a Montasico, nei pressi di Marzabotto, da una famiglia abbastanza agiata, il padre era un proprietario terriero. Questa condizione di benessere, permise ad Alessandro di poter effettuare la sua formazione artistica, presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, alla quale si iscrisse nel 1804. Iniziò a frequentare la scuola di Elementi di Figura con il professore Giovanni Battista Frulli, per poi frequentare la scuola di Scultura, a partire dal 1809, con il professore Giacomo De Maria.
Il modo di scolpire e le doti di Franceschi, attirarono l’attenzione del professore De Maria, il quale coinvolse l’allievo nell’esecuzione del bassorilievo per il frontone di Villa Aldini, situata sul colle dell’Osservanza.
Il sogno di Franceschi era quello di stabilirsi a Roma, dove aveva la casa e gli amici, ma la salute non glielo consentì e a partire dal 1821 cominciò l’attività artistica al Cimitero Comunale della Certosa di Bologna.
Stilisticamente Franceschi, nelle prime opere, è molto legato al Neoclassicismo con chiare aperture allo stile canoviano.
Le opere successive si arricchiscono di particolari: il sentimento, la morbidezza del modellato, la naturalezza delle forme diventano i veri protagonisti.
Entrambi i monumenti hanno in comune la naturalezza e la raffigurazione del sentimento, elementi protagonisti anche del monumento alla famiglia Sormani Landini, eseguito da Franceschi nel 1833 circa.
Il 27 maggio del 1834 Franceschi morì nella sua casa a Bologna, arrecando grande dolore al mondo dell’arte locale.
Venne sepolto nel cimitero della Certosa ove tutt’oggi si può ammirare il suo monumento funebre, realizzato dall’allievo Cesare Gibelli e collocato nel portico sud-ovest del Chiostro VI. Il testo della lapide recita: IL XXVII MAGGIO MDCCCXXXIV / USCI DI VITA / ALESSANDRO FRANCESCHI / SCULTORE MECCANICO MERITISSIMO / CHE ATTINSE LE BELLEZZE DELL’ARTE SCULTRICE / ALLA SCUOLA DEL CANOVA / E DAL CORPO ACCADEMICO FELSINEO / FU ONORATO NELLE ESEQUIE / CESARE GIBELLI SUO DISCEPOLO / NE SCOLPI LA EFFIGIE / ELETTA SCHIERA DI ARTISTI / POSE CORONA CHE NON TEME OBLIO / L’UOM PASSA LA VIRTU’ RIMANE / MDCCCLXII
Il Monumento di Antonio Bentivoglio fu “fatto fare dal conte Antonio Bentivoglio, e conte Domenico di lui fratello cavaliere della corona di ferro e tenente colonnello dei carabinieri pontificii, per loro stessi e pei suoi l’anno 1825. E’ disegno di Luigi Marchesini architetto; eseguito da Giovanni Putti scultore, e da Agostino Canturio.” I grandiosi leoni sono stati rubati negli anni ’90 del Novecento.
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SALA GEMINA – MONUMENTO CONTRI E MONUMENTO SPECH SALVI
Il Monumento a Giovanni Contri venne realizzato nel 1873 da Salvino Salvini.
Lo scienziato viene ritratto realisticamente, seduto su di una ricca poltrona e vestito con l’abito cerimoniale universitario, cui non manca l’esibizione di una medaglia, simbolo dei numerosi riconoscimenti ricevuti. Tale onorificenza è di grande realismo, fu infatti eseguita durante il pontificato di Gregorio XVI in onore dell’Accademia delle Scienza di Bologna, per sancire la collaborazione tra lo Stato Pontificio e l’istituto. Fu chiamata la medaglia dei benedettini o medaglia dei due papi. Vi compaiono su un lato le immagini sovrapposte di Benedetto XIV e di Gregorio XVI, sull’altro Palazzo Poggi: sarà un’onorificenza molto ambita, da portare nelle cerimonie con un nastro rosso.
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La stele Spech Salvi è invece opera dello scultore Giuseppe Pacchioni attorno al 1866.
Peculiare la dedica al “fedelissimo servo” Eugenio Belvederi (m. 1863), probabilmente un servitore di casa Salvi di origine africana, che per la propria fedeltà e dedizione ebbe l’onore di venire sepolto insieme ai suoi signori nella tomba di famiglia.
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GALLERIA TRE NAVATE – LA LAPIDE DI ALESSANDRO GUERRA E IL MONUMENTO DELLA FAMIGLIA MAJANI
Coriolano Monti (Perugia, 1815 – ivi, 1880) nel 1863 realizza in Certosa l’elaborata e grandiosa Galleria a Tre Navate.
L’architettura, di gusto neoclassico, mescola citazioni romane con i richiami ad Adam, alla Grand Galerie del Louvre e al Braccio Nuovo dei Musei Vaticani ma, nel serrato gioco di contrasti fra luce ed ombra, non è estranea l’influenza di Piranesi.
Il monumento ad Alessandro Guerra ci porta nell’affascinante mondo del circo.
Uomo spregiudicato, grande cavallerizzo, sarà il protagonista indiscusso della scena del Circo in Europa per tanti anni.
Nel 1853, finito in ristrettezze economiche, fu costretto a vendere i suoi cavalli ammaestrati. Si narra che qualche giorno dopo Guerra ricevette un’offerta per aprire una nuova società. Si diresse subito dall’impresario per chiedergli di restituirgli quegli animali ma ottenne però un rifiuto. Alessandro Guerra morirà, nel 1862, nella nostra città.
La ditta Majani vede la luce nel 1794 come “Laboratorio delle Cose Dolci” di Teresa Majani.
Nel 1856 Giuseppe Majani si recò a Torino per acquistare i più moderni macchinari per la lavorazione del cioccolato.
L’Azienda Majani viene presto riconosciuta fra le più qualificate d’Europa.
Majani diventa pertanto fornitore ufficiale della Real Casa e sul finire del 1878 Umberto I accorda la facoltà di innalzare lo Stemma Reale sull’insegna del negozio bolognese.
Nel 1908 fu realizzata la Palazzina Majani in via Indipendenza (oggi H&M) su progetto di Augusto Sezanne.
Nel 1911 Majani creò il suo prodotto di maggior prestigio: il Cremino Fiat nato come iniziativa pubblicitaria per il lancio dell’automobile Fiat Tipo 4.
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SALA DEL COLOMBARIO – MONUMENTO GIUSEPPE GANDOLFI
La grande sala del Colombario venne realizzata nel 1833 da Luigi Marchesini.
Nella Sala del Colombario, Massimiliano Putti realizza uno dei suoi capolavori, firmato e datato 1868.
Si tratta del monumento a Giuseppe Gandolfi, la cui particolarità è nella figura di donna seduta sopra lo zoccolo, rappresentata nell’atto di scrivere una frase di ammonimento: “DAL FATTO IL DIR NON SIA DIVERSO”.
La religiosità della figura femminile, coronata di foglie di quercia, è espressa anche dalla croce che tiene nella mano sinistra.
Accanto a lei, disteso, riposa un leone di derivazione neoclassica, forse retaggio della produzione artistica del padre, autore dei due maestosi leoni disposti a capo portico del Chiostro Maggiore.
In una nicchia circolare è disposto il busto-ritratto di Giuseppe Gandolfi, uomo arricchitosi lavorando nell’agricoltura, attività che viene qui rappresentata negli emblemi simbolici scolpiti a bassorilievo.
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RECINTO MONACHE E CAPPUCCINI E MONUMENTO FORTIS
Il recinto Monache e Cappuccini è un’area ad est del Chiostro Terzo, composta da quattro stanze unite da in loggiato con volta a crociera e rimane la testimonianza più significativa dell’antica struttura a celle della Certosa, anche se completamente svuotate per l’uso cimiteriale. Qui si trovano oggi numerosi monumenti dedicati ai religiosi.
Una storia tutta particolare è quella del monumento all’Abate Fortis. Per scoprirla, clicca qui
CHIOSTRO X
Il Chiostro X deve l’attuale sistemazione ad un pesante intervento degli anni ’30 del Novecento che ha unificato con eleganza spazi e architetture eterogenee dell’originario monastero.
Era qui collocato il ‘giardino dei semplici’, in cui i monaci coltivavano le piante officinali.
Intorno al campanile progettato da Tommaso Martelli nel 1606 si trovavano molte delle ‘cappelle segrete’ della Chiesa di san Girolamo, di cui ne rimangono ora solo tre, ben visibili sul lato sud del chiostro, affiancati alla Chiesa.
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