La visita guidata in Via San Vitale, riscopriamo la chiesa di S. Maria della Pietà detta dei Mendicanti per cui è stato dipinto uno dei capolavori di Guido Reni: La Pala dei Mendicanti.
Non solo grande pittura: la storia di questo edificio di culto incontra quella della Bologna di fine ‘500, ricca di fermenti sociali, culturali e spirituali ispirati dalla Controriforma.

Particolare della Pala di Guido Reni
LA CHIESA E GUIDO RENI
Mentre alla Pinacoteca Nazionale di Bologna è allestita la mostra sulle opere trafugate dai Napoleonici e recuperate con l’aiuto dello scultore Antonio Canova, ritroviamo un luogo simbolo della vicenda nel tessuto urbano.
La splendida “Pala dei Mendicanti”, si trova alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, sostituita nella chiesa da una bella copia di Clemente Albèri.
La pala reniana fu collocata nel 1816 sull’altare maggiore della Chiesa dello Spirito Santo in Bologna, affinché potesse essere ammirata dopo il recupero curato da Canova a seguito dell’espropriazione napoleonica.
Nella mostra in corso in Pinacoteca si ripropone proprio questa esposizione ottocentesca.

Guido Reni, Trionfo di San Giobbe
GLI ORFANELLI MENDICANTI
Nel giugno del 1660 si pose la prima pietra della Chiesa dei Mendicanti (in origine una semplice cappella) per assicurare l’educazione e la pratica religiosa degli orfanelli maschi accolti dalla vicina Opera dei Mendicanti. Questi ragazzi, grazie alla carità, ricevevano una preparazione professionale assicurata dalla generosità degli artigiani di Bologna.
Gli stessi artigiani si assunsero l’onere di finanziare le commissioni con i grandi pittori bolognesi del periodo per riempire la chiesa d’opere d’arte. Ben sei Corporazioni abbellirono le loro cappelle all’interno dell’edificio che vanta un disegno architettonico armonioso, calcolato e geniale le cui linee conducono lo sguardo dell’osservatore alla cappella maggiore.
Tra i gioielli di S.Maria dei Mendicanti dobbiamo ricordare un altro dipinto di Guido Reni espropriato dai francesi e mai tornato in patria, il “San Giobbe”, che è stato collocato in Notre Dame e ci ha fatto palpitare durante l’incendio della Cattedrale parigina.

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